Intorno all’anno VIII-VII a. C. il vino ha fortemente influenzato la cultura ellenica. Il vino nell’antica Grecia aveva una ritualità molto incisiva nell’ambiente culturale dell’epoca. Alcuni riti sono arrivati fino a noi, vediamo quali in questo articolo.
Per bere tutti assieme, i greci utilizzavano il termine sympósion, termine che mi riporta ai simposi organizzati per discutere di un argomento comune. Il simposio si svolgeva dopo il deípnon (termine con il quale si indicava la cena).
Era una sorta del nostro “dopocena” , quando ci si ritrova con gli amici, in un locale, per passare la serata.
Nell’antica Grecia però la “bevuta collettiva” era regolata da un rituale: si recitavano poesie e si ascoltava musica oppure si assisteva a degli spettacoli di intrattenimento.
Ovviamente il comune denominatore restava Il vino.
Il clima che si respirava era conviviale euforico, fino al raggiungimento della perdita dei sensi, causa dei quali si assistevano spesso ad atti di violenza e smodatezza tra i commensali.
Insomma ci si ubriacava come non ci fosse un domani e il confine tra l’essere considerato il vino una virtù o costume da condannare era davvero sottile.
Come era il vino degli antichi greci?
Il vino nell’antica Grecia era diluito, mescolato con il miele o con l’acqua utile per ridurne gli effetti. Fu proprio Dioniso a insegnare al re ateniese Anfizione a berlo allungato con l’acqua, seppur si racconti che fu una tempesta improvvisa che diluì accidentalmente il vino contenuto in un recipiente rimasto aperto.
Il fatto di non bere vino puro ma diluito con acqua si configura, nell’antica Grecia, come la regola principale del bere vino: il consumo di vino puro, infatti, era considerato un atteggiamento proprio dei barbari, oppure consentito solo alle divinità.
Questi ultimi, proprio per il loro carattere sovrumano, erano gli unici ad essere capaci di gestire gli effetti dell’intossicazione derivante dal suo consumo.
L’oste dell’antica Grecia era il simposiarca
Era il simposiarca a decidere quanto il vino dovesse essere diluito e soprattutto quante coppe dispensare ai commensali. Chi trasgrediva alle regole veniva severamente punito.
Mi chiedo quanto fosse generoso visto che alla fine del simposio erano tutti ubriachi marci.
Le leggi di Platone che sono ancora in uso oggi, o quasi.
Di fatto Platone riferisce che bere fino all’ubriachezza non fosse conveniente in nessuna circostanza, fatta eccezione per le feste in onore di Dioniso.
I giovani non avrebbero dovuto assaggiare vino fino ai 18 anni e, successivamente, gustarlo con moderazione fino ai 30, evitando di ubriacarsi e bere troppo.
Mentre dopo i 40, durante il simposio, il vino bevuto dopo aver invocato gli dei, diventava sollievo della vecchiaia e strumento con cui dimenticare la malinconia e tornare giovani.
La storia insegna e certi costumi, a quanto pare, restano gli stessi.
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ciao
Gloria